
Nell’ultimo consiglio comunale è successo qualcosa che, per chi segue la politica locale da anni, può essere considerato quasi un evento: maggioranza e opposizione hanno dialogato.
Nell’ultimo consiglio comunale è successo qualcosa che, per chi segue la politica locale da anni, può essere considerato quasi un evento: maggioranza e opposizione hanno dialogato. Non urlato, non recitato copioni scritti in anticipo, non cercato l’applauso dei fedelissimi. Hanno parlato, si sono ascoltati, hanno provato — pur restando su posizioni diverse — a entrare nel merito delle questioni.
Alla fine non c’è stato un voto condiviso. Ma, paradossalmente, non è quello il punto. Il punto è che per una volta non si è assistito al solito schema delle barricate contrapposte, dove ogni proposta dell’avversario è vista come un bersaglio da demolire, mai come uno spunto da valutare.
L’atmosfera in aula è stata diversa: attenta, partecipe, persino civile. I telefoni sempre in mano e lo sguardo chino, va detto, restano un vizio trasversale e purtroppo ormai fisiologico. Ma al netto di questo, il consiglio ha restituito l’immagine di un’istituzione che, se vuole, può davvero essere luogo di confronto democratico e non solo di muscolare contrapposizione.
Un esempio che può educare anche i vari supporter, che ormai sui social si confrontano tristemente solo a suon di accuse non documentate, sberleffi, critiche preconcette (da una parte e dall’altra), con un livore francamente poco comprensibile.
Se questo spiraglio dovesse diventare una prassi, sarebbe una notizia. Una buona notizia. Perché la politica non è solo una questione di voti e schieramenti, ma di metodo e rispetto. E senza confronto, non c’è democrazia.