L'omicidio

Travolto e ucciso da un suv a Ostia: arrestati mandante ed esecutore

11 aprile 2025 | 11:01
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Travolto e ucciso da un suv a Ostia: arrestati mandante ed esecutore

Claudio Celletti era stato investito nei pressi della Pineta di Acqua Rossa: dietro l’omicidio ci sarebbero dissidi sulla gestione dei cani

Ostia, 11 aprile 2025 – La Squadra Mobile della questura di Roma e il X distretto Lido di Roma, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura, hanno eseguito l’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di due cittadini italiani considerati il mandante e l’esecutore materiale dell’omicidio di Claudio Celletti, avvenuto lo scorso 4 marzo a Ostia in Largo delle Marianne, nel parcheggio adiacente all’area cani della Pineta di Acqua Rossa.

Il fatto

Alle ore 15 Claudio Celletti era stato investito, mentre era girato di spalle e aveva in braccio il cane, da un suv  il cui conducente era fuggito ad altissima velocità. A seguito delle gravi ferite riportate, la vittima è deceduta il successivo 11 marzo. Dietro l’omicidio, secondo quanto si apprende, ci sarebbero dei dissidi insorti per la gestione dei cani

Le indagini

Le indagini hanno consentito di raccogliere gravi indizi in merito alla responsabilità dei due indagati. Grazie ad alcune testimonianze ed all’analisi dei sistemi di videosorveglianza, infatti, è stato possibile individuare, in un orario e luogo compatibili con l’investimento, un’automobile Jeep Renegade di colore grigio chiaro di proprietà di uno degli indagati, identica per modello a quella che ha causato la morte della vittima. Lo sviluppo delle indagini ha poi permesso di risalire al movente dell’omicidio, da ricercare in alcuni dissidi insorti per la convivenza e la gestione dei rispettivi cani, tra la vittima da una parte e gli indagati dall’altra, consentendo poi agli investigatori di individuare il mandante e concorrente morale del reato anche alla luce di alcune esplicite minacce di morte rivolte alla vittima in precedenti occasioni. (Fonte: Adnkronos e LaPresse)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.