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“Boicottate Elon Musk”: alle Hawaii esplode il fronte anti-Tesla

12 aprile 2025 | 06:33
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“Boicottate Elon Musk”: alle Hawaii esplode il fronte anti-Tesla

La protesta contro Elon Musk arriva anche alle Hawaii. Di fronte a uno store Tesla, un gruppo di manifestanti chiede un boicottaggio economico per contestare l’etica dell’azienda

Oahu, 12 aprile 2025  Un gruppo di manifestanti con cartelli di protesta si è radunato di fronte allo store Tesla dell’International Market Place a Waikiki, Oahu (Hawaii). I cartelli e gli slogan nel presidio erano esplicitamente critici verso Elon Musk, il “Doge” d’America, e la sua azienda: si potevano leggere scritte come “Elon Musk mislead us” o “Tesla treat workers better” e altre frasi di denuncia. Alcuni partecipanti hanno intonato cori in inglese – ad esempio “Hey, hey, ho, ho, Elon Musk has got to go!” (traducibile con “Elon Musk deve andarsene”) – mentre agitavano cartelli con slogan del tipo “No One Elected Elon” (“Nessuno ha eletto Elon”) e “No Nazis, Only Aloha”.

“Colpire Tesla per colpire Elon Musk”

L’evento a Waikiki non è stato un caso isolato, bensì parte di una serie di proteste che da settimane si tengono con cadenza regolare di fronte al negozio Tesla situato sulla Kalakaua Avenue, la via principale del quartiere turistico di Honolulu. Sin dai primi di marzo, infatti, un gruppo di attivisti locali si riunisce uno o due volte a settimana davanti allo showroom Tesla dell’International Market Place per esprimere dissenso nei confronti di Elon Musk e delle politiche aziendali e governative a lui associate. I manifestanti hanno spiegato che la loro azione vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e colpire Musk “nel portafoglio”: durante i sit-in vengono invitati i passanti a boicottare Tesla, ad esempio non acquistando nuove auto elettriche del marchio, vendendo le proprie Tesla usate o le azioni della società, e perfino cancellando i propri account su X (Twitter), il social network di proprietà di Musk. Queste richieste insolite – come “tradare la Tesla” o “disinvestire da Tesla” – riflettono l’idea alla base della protesta: diminuire il sostegno economico e popolare a Tesla per mandare un segnale forte al suo fondatore.

La manifestazione di Oahu ha raggiunto il culmine nel weekend del 30 marzo, quando circa 200 persone si sono radunate a Waikiki in contemporanea ad analoghe proteste in tutto il mondo. Questo evento più grande si inseriva infatti in una giornata di mobilitazione globale denominata “Tesla Takedown”, promossa da gruppi di attivisti in diversi paesi. L’iniziativa globale sosteneva che “colpire Tesla significa fermare Musk” e che “fermare Musk aiuterà a salvare delle vite”, collegando direttamente il successo dell’azienda automobilistica alle azioni controverse del suo CEO. In effetti, secondo i dati riportati da alcuni media, la crescente ondata di proteste e polemiche avrebbe contribuito a un calo nelle vendite di Tesla: le consegne trimestrali dell’azienda sono diminuite del 13%, il peggior risultato degli ultimi tre anni. Sebbene Tesla rimanga di gran lunga il marchio di veicoli elettrici più popolare alle Hawaii, questo episodio dimostra come persino in un mercato entusiasta delle auto a zero emissioni il brand stia diventando un “parafulmine” di controversie a causa dell’associazione con la figura di Musk.

Uno dei temi chiave sollevati dalla protesta di Waikiki riguarda le condizioni dei lavoratori di Tesla. Diversi manifestanti hanno denunciato quella che a loro avviso è una cultura aziendale problematica: turni massacranti nelle fabbriche, standard di sicurezza carenti e una marcata ostilità verso i sindacati. Alcuni cartelli alludevano a queste problematiche (“Stop exploiting Tesla workers” si leggeva su uno striscione), ricordando come negli ultimi anni Tesla sia finita più volte sotto accusa per il trattamento riservato ai propri dipendenti. Un’inchiesta pubblicata dal periodico The Nation nel 2024, ad esempio, ha descritto una “cultura tossica” nello stabilimento Tesla di Fremont (California), con accuse di razzismo sistemico, molestie sul posto di lavoro e scarsa attenzione alla sicurezza. Secondo tale indagine – ripresa anche dalla rivista Forbes – in passato sarebbero comparsi insulti razzisti e simboli d’odio (svastiche, sigle del Ku Klux Klan) nei locali della fabbrica, i lavoratori di colore venivano relegati alle mansioni più pesanti e perfino operai con ossa rotte sarebbero stati obbligati dai supervisori a tornare subito alla catena di montaggio, pena il licenziamento. Tesla dal canto suo ha contestato queste ricostruzioni, ma episodi del genere hanno alimentato le critiche e la sfiducia di una parte dell’opinione pubblica.

Da Ceo di Tesla a… Doge d’America

Oltre alle condizioni di lavoro interne a Tesla, i manifestanti di Oahu hanno rivolto lo sguardo anche al comportamento di Musk come leader pubblico. La protesta di Waikiki, così come molte altre negli Stati Uniti, è nata infatti sull’onda di provvedimenti e dichiarazioni attribuiti a Musk nel suo ruolo extra-aziendale. Elon Musk, oltre a guidare Tesla e SpaceX, da alcuni mesi ricopre un incarico nell’amministrazione federale statunitense guidata da Donald Trump: è a capo di un nuovo ufficio governativo chiamato Department of Government Efficiency (in acronimo, DOGE). In tale posizione, Musk avrebbe sostenuto politiche di tagli massicci alla spesa pubblica e riorganizzazione della burocrazia federale. I dimostranti contestano proprio queste mosse: accusano Musk di aver appoggiato il licenziamento di migliaia di dipendenti pubblici e la chiusura di intere agenzie federali, con ricadute negative su servizi essenziali come la sanità, l’istruzione e la tutela ambientale. Gaye Chan, un’attivista comunitaria di Honolulu presente ai presidi, ha dichiarato alla stampa locale di essere preoccupata perché sotto la guida di Musk il DOGE ha tagliato fondi alla ricerca sul cancro, all’educazione speciale e ai programmi di mensa scolastica, oltre ad aver licenziato dipendenti di enti come il National Park Service (Parchi Nazionali), la Social Security (previdenza sociale) e l’FAA (aviazione). Questa percezione di Musk come “oligarca” o uomo potente non eletto che influisce sulle politiche nazionali è al centro delle critiche generali espresse durante la protesta. “Nessuno lo ha votato eppure ha accesso alla Casa Bianca e prende decisioni che ci danneggiano”, ha sintetizzato un esponente del gruppo Common Cause Hawaii, sottolineando come ai loro occhi Musk rappresenti “una minaccia diretta alla democrazia”.

*Lorenzo Contigliozzi – corrispondente dagli Stati Uniti.

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