Fiumicino, vandali sfregiano il parco Simone Costa con svastiche e scritte

Un gesto tanto stupido quanto ignobile, che lascia l’amaro in bocca e solleva interrogativi inquietanti sul vuoto educativo e culturale di una parte delle nuove generazioni.
Fiumicino, 13 aprile 2025 – Un gesto tanto stupido quanto ignobile, che lascia l’amaro in bocca e solleva interrogativi inquietanti sul vuoto educativo e culturale di una parte delle nuove generazioni. Il parco Simone Costa, in via del Serbatoio, è stato vandalizzato nella notte da ignoti, o meglio, da chi dimostra di non avere il minimo rispetto per il bene comune, per la memoria storica. Le immagini parlano chiaro: muri imbrattati da scritte insensate e simboli nazisti, panchine ricoperte di svastiche, muri deturpati da vernice spray.
L’indignazione dell’assessore Costa
A denunciare il gesto è stato l’assessore Stefano Costa, che sui social ha espresso profonda amarezza: «Chi compie un gesto del genere mostra una povertà morale sconcertante. Questo parco è stato costruito e curato con l’aiuto di tanti volontari, diventando un punto di riferimento per famiglie e bambini. Ora si ritrovano davanti uno spettacolo indegno».
Non si tratta solo di uno sfregio estetico: il danno è economico (si parla di migliaia di euro per la rimozione dei graffiti e il ripristino), ma soprattutto culturale e sociale. È un gesto che colpisce un’intera comunità, che negli anni ha trasformato quell’area in un luogo di gioco, socialità e condivisione.
Svastiche e simboli violenti: l’allarme su chi li disegna
A colpire di più sono le svastiche, disegnate su panchine e muri con sprezzo del senso storico e umano. L’uso di questi simboli è un segnale pericoloso e preoccupante, che non può essere liquidato come semplice bravata. È il sintomo di un vuoto culturale inquietante, dove il gesto estremo diventa linguaggio, dove l’adrenalina dell’illegalità si sostituisce a qualsiasi forma di espressione sana.
Chi deturpa un parco pubblico, non è un “ragazzino in cerca di emozioni”, ma un individuo che rifiuta le regole del vivere civile, che non si pone alcuna domanda sulle conseguenze di ciò che fa. Ed è proprio questo il vero pericolo, ed è qui che la collettività deve interrogarsi.
Un grido d’allarme educativo
È evidente che siamo di fronte a una crisi educativa profonda, in cui manca il senso del limite e il rispetto per l’altro. Serve un’azione concreta, che parta dalla scuola, dalla famiglia, dalle istituzioni. Serve restituire valore alle parole “bene comune”, “memoria”, “rispetto”. Serve formare cittadini consapevoli, non individui che si divertono solo nel trasgredire e nel distruggere.
Serve una risposta collettiva
Questo episodio, purtroppo non isolato, non può passare sotto silenzio. Va denunciato, condannato, ma soprattutto deve generare una reazione collettiva. Ripulire i muri non basta: bisogna ripulire le coscienze. Perché un parco non è solo uno spazio fisico, ma un simbolo della nostra convivenza, un luogo che racconta chi siamo e chi vogliamo diventare.