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Guarire il mare tra Ostia e Fiumicino si può: i progetti in atto

13 aprile 2025 | 14:00
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Guarire il mare tra Ostia e Fiumicino si può: i progetti in atto

Accanto alla riduzione delle emissioni atmosferiche, un’altra priorità è il contenimento dell’inquinamento acustico subacqueo

Fiumicino e Ostia, 12 aprile 2025- Un mare che ha sofferto, ma che può guarire. Le acque tra Ostia e Fiumicino, da anni attraversate da rotte commerciali, crocieristiche e pescherecce, sono oggi al centro di un rinnovato interesse europeo che guarda alla sostenibilità ambientale come obiettivo concreto.

Lo certifica l’European Maritime Transport Environmental Report 2025, secondo cui il Mediterraneo ha registrato un aumento delle emissioni del 15% dal 2015 al 2023, ma evidenzia anche strumenti, risorse e normative che proprio in questi anni possono trasformare il destino delle coste laziali.

Il litorale romano rientra infatti nella nuova area SECA (Sulphur Emission Control Area) che entrerà in vigore dal 1° maggio 2025. Una novità che porterà limiti più stringenti alle emissioni di zolfo dalle navi e che, come già avvenuto nel Baltico e nel Mare del Nord, potrà produrre benefici tangibili per la qualità dell’aria. Un’occasione fondamentale per Ostia e Fiumicino, e più in generale per tutta la costa del Tirreno centrale,  dove le concentrazioni di NO₂ e polveri sottili sono superiori alla media delle zone circostanti.

Accanto alla riduzione delle emissioni atmosferiche, un’altra priorità è il contenimento dell’inquinamento acustico subacqueo. Il rumore generato dalle eliche e dai motori influisce sulla fauna marina, in particolare sui cetacei e sulle tartarughe. Ma proprio nel tratto laziale sono attivi monitoraggi innovativi grazie al progetto europeo Navis Sonus, che analizza il paesaggio sonoro marino per individuare soluzioni tecnologiche in grado di attenuare l’impatto delle navi.

Sul fronte dei rifiuti marini, sebbene il problema della plastica in mare non sia risolto, i dati segnalano un miglioramento: in dieci anni i rifiuti spiaggiati di origine navale e peschereccia si sono dimezzati. E il programma europeo sui rifiuti raccolti passivamente dai pescatori — già operativo in diversi porti — potrebbe essere presto esteso – o meglio ripreso – a Fiumicino, coinvolgendo direttamente la marineria locale in un’azione di tutela ambientale attiva.

Il nuovo porto commerciale previsto a Fiumicino, se progettato in linea con le normative UE, potrà diventare un esempio di infrastruttura verde: alimentazione elettrica da terra (OPS), utilizzo di carburanti alternativi, criteri di progettazione ecologica e spazi dedicati alla raccolta e al trattamento dei rifiuti delle navi (cosa questa, peraltro, prevista anche nel progetto del porto turistico-crocieristico).

Una trasformazione che potrà coniugare sviluppo economico e salvaguardia dell’ecosistema marino.
Il cambiamento è già in corso. Alcuni traghetti in transito sono stati dotati di scrubber a circuito chiuso per minimizzare lo scarico di acque contaminate, mentre i dati sugli open loop — più impattanti — mostrano una tendenza alla stabilizzazione. Il traffico marittimo, se guidato da tecnologie e regole aggiornate, può diventare parte della soluzione e non solo del problema.

Il litorale laziale ha tutto il potenziale per diventare un laboratorio europeo di transizione blu: monitoraggi costanti, fondi comunitari, strategie integrate. Ostia e Fiumicino, due volti di un mare che non è solo turismo ma anche lavoro, economia e biodiversità, possono aprire la strada a un modello costiero più sano e competitivo.