appunti di viaggio

Libertà sotto silenzio: quando il politicamente corretto diventa censura

14 aprile 2025 | 07:30
Share0
Libertà sotto silenzio: quando il politicamente corretto diventa censura

È giusto chiedersi: chi tutela davvero la democrazia, quando la libertà di parola e di informazione viene strangolata da leggi pensate per proteggerla?

L’intenzione era forse nobile: garantire trasparenza, equità, tutela della democrazia. Ma gli effetti di alcune norme recenti, come la riforma Cartabia o le strette regolatorie sul pluralismo informativo in periodo elettorale, stanno generando distorsioni che con la democrazia reale hanno sempre meno a che fare.

La riforma Cartabia, nel nome della riservatezza e dell’autonomia della magistratura, ha creato un vuoto di comunicazione tra stampa e forze dell’ordine, rendendo difficile se non impossibile raccontare le notizie nel loro sviluppo naturale. I giornalisti sono spesso costretti a inseguire voci, frammenti, ricostruzioni approssimative, mentre chi dovrebbe informare non può  parlare. Il diritto all’informazione resta così schiacciato tra il timore delle sanzioni e la burocrazia giudiziaria. E che ne fa  le spese è il cittadino, che ha informazioni frammentarie e contraddittorie.

Allo stesso tempo, le norme sul silenzio politico, come quelle contenute nella delibera AGCOM n. 102/25/CONS​, impediscono ai rappresentanti istituzionali — anche se non candidati — di illustrare pubblicamente opere, servizi o interventi a beneficio della collettività. Il paradosso è evidente: si può realizzare un’opera pubblica, ma non si può parlarne; si può fare buona amministrazione, ma non comunicarla. Tutto per evitare che qualcuno pensi che si stia “facendo campagna elettorale”.

Questo non è pluralismo, non è tutela, non è democrazia. È una forma moderna di censura mascherata da garanzia. E mentre i cittadini restano all’oscuro, il dibattito pubblico si svuota, sostituito (quando ci sono) da comunicati freddi, silenzi strategici e una diffusa paura di dire la cosa sbagliata.

È giusto chiedersi: chi tutela davvero la democrazia, quando la libertà di parola e di informazione viene strangolata da leggi pensate (forse) per proteggerla?