Ambiente

Barriere “anti-plastica” sul Fiume Tevere, un salto di qualità contro i rifiuti galleggianti

15 aprile 2025 | 14:00
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Barriere “anti-plastica” sul Fiume Tevere, un salto di qualità contro i rifiuti galleggianti

Il progetto pilota della Regione Lazio che, che rappresenta la naturale evoluzione delle campagne ambientali portate avanti nel corso degli anni

Fiumicino, 15 aprile 2025 – Un’azione mirata a contenere un’emergenza ambientale che ormai non conosce confini: questo l’obiettivo delle barriere raccogli plastica (leggi qui) posizionate sul fiume Tevere e l’Aniene per impedire l’arrivo dei rifiuti in mare. Un progetto che, appunto, cerca di limitare i danni causati dall’inquinamento.

Secondo i dati più recenti, oltre l’80% dei rifiuti marini arriva dai fiumi, trasportato da acque cariche di micro e macroplastiche. Le cifre globali parlano chiaro: 322 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno, con una quota compresa tra 4,8 e 12,7 milioni che finisce nei mari. Un flusso inarrestabile, se non si agisce alla fonte.

Il Lazio, in questo contesto, si pone come regione pilota, con un progetto concreto che guarda alla sostenibilità. E non è la prima volta. Già nel 2020, proprio su iniziativa della Regione, era stata avviata una sperimentazione a Fiumicino con una chiatta galleggiante per la raccolta delle plastiche sul Tevere. Anche allora, l’obiettivo era intercettare i rifiuti prima dello sbocco in mare. Un progetto pionieristico che oggi trova continuità e sviluppo in una visione più strutturata.

Anche il Comune di Fiumicino si era distinto negli anni passati per una serie di campagne ambientali, come la pulizia delle spiagge con il coinvolgimento delle scuole e l’adesione ai progetti europei di monitoraggio dei rifiuti costieri. La zona di Capo Due Rami, dove oggi è attiva una delle due barriere, era già stata individuata come punto critico per l’accumulo di detriti trasportati dal fiume, soprattutto dopo forti piogge o piena del Tevere.

Il progetto attuale rappresenta dunque una naturale evoluzione delle precedenti azioni, ma con un salto di qualità. Grazie alla tecnologia delle barriere galleggianti, la raccolta non è più episodica o volontaristica, ma costante e sistematica. A rendere possibile tutto ciò è un accordo tra Regione, Comune e realtà tecniche operanti nel settore dei rifiuti, con un investimento mirato sia alla tutela ambientale sia alla filiera del riciclo. L’aspetto più interessante riguarda proprio la destinazione finale dei materiali raccolti. Dopo la selezione in golena, la plastica viene differenziata per essere riutilizzata nei cicli produttivi, mentre altri materiali, come legno o rifiuti organici, seguono percorsi di compostaggio o smaltimento controllato.

Una gestione virtuosa che punta al rifiuto zero, in linea con gli obiettivi europei sull’economia circolare. Importante anche l’impatto educativo e simbolico dell’iniziativa: vedere i rifiuti raccolti lungo la sponda, invece che dispersi nel fiume, permette ai cittadini di prendere coscienza della portata del problema e della possibilità concreta di arginarlo. E proprio su questo fronte, la Regione ha annunciato una serie di campagne informative rivolte alle scuole e alla cittadinanza, per sensibilizzare sulla necessità di ridurre l’uso della plastica e promuovere comportamenti responsabili.

Il tema è particolarmente sentito nelle aree costiere, come quella di Fiumicino, dove l’inquinamento fluviale si somma a quello marino, mettendo a rischio non solo l’ecosistema, ma anche la pesca, il turismo e le attività legate al mare. La barriera sul Tevere, in particolare, rappresenta una risposta diretta a una domanda che arriva dal territorio e che da anni chiede interventi risolutivi per evitare l’arrivo di rifiuti sulle spiagge.

Progetti simili sono già attivi in altri contesti europei, ma quello laziale ha il merito di coniugare intercettazione fisica dei rifiuti, gestione integrata, selezione e riciclo, rendendo il sistema replicabile e scalabile in altre zone. Non si tratta quindi di una semplice barriera, ma di un tassello di una strategia più ampia che guarda alla qualità delle acque, alla tutela del mare e alla salvaguardia degli ecosistemi fluviali. Nei prossimi mesi il monitoraggio dei risultati sarà essenziale per valutare l’efficacia dell’intervento e la possibilità di estendere il modello ad altri corsi d’acqua del Lazio. La sfida è aperta, ma la strada è tracciata: bloccare i rifiuti alla fonte significa ridurre drasticamente l’inquinamento marino, con benefici tangibili per l’ambiente e per la salute collettiva.