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Dal Piccolo Chimico all’Influencer: il tramonto dell’immaginazione costruttiva

19 aprile 2025 | 14:42
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Dal Piccolo Chimico all’Influencer: il tramonto dell’immaginazione costruttiva

Il problema non è il mestiere dell’influencer, che in sé può avere dignità e creatività. Il problema è cosa stiamo togliendo in cambio.

C’era una volta il Meccano. Non era solo una scatola di bulloni e lamine: era un invito a immaginarsi ingegnere, costruttore di ponti, inventore di macchine. C’era l’Allegro Chirurgo, che metteva nelle mani dei bambini il sogno di salvare vite. C’era il Piccolo Chimico, con cui ci si immaginava tra provette e reazioni, affascinati da un mondo da scoprire e, magari, cambiare.

Oggi sugli scaffali troviamo la scatola dell’Influencer. Dentro, non ci sono ingranaggi o microscopi, ma lucine, specchietti, microfoni colorati. È il gioco nuovo del “diventa famoso”, del “follower  per esistere”. Non è una critica sterile al presente: è una domanda seria sul futuro. Dove stiamo andando, se il messaggio che diamo ai bambini è che il successo sta nell’apparire, non nel costruire?

Il problema non è il mestiere dell’influencer, che in sé può avere dignità e creatività. Il problema è cosa stiamo togliendo. Stiamo smantellando l’educazione al sogno “lungo”, quello che passa per la fatica, per lo studio, per l’errore e la scoperta. Quel sogno che si faceva con le mani, mentre si costruiva un’elica o si miscelavano liquidi misteriosi.

Dare ai bambini solo modelli incentrati sull’immagine e sul consenso immediato non è un atto neutro. È un’operazione culturale, che spegne la scintilla dell’immaginazione trasformandola in ricerca di approvazione. E così, mentre l’ingegnere e il chimico scompaiono dagli orizzonti infantili, cresce una generazione che sogna di essere guardata, più che di fare qualcosa.

Forse dovremmo tornare a chiederci cosa vogliamo che i nostri figli immaginino di diventare. E, di conseguenza, che tipo di mondo desideriamo costruire.