Da Valadier ad Anselmi, Fiumicino apre le porte agli architetti del futuro

Siglato un protocollo d’intesa per permettere ai professionisti di imparare sul campo e contribuire alla trasformazione del territorio
Fiumicino, 24 aprile 2025 – Trasformare il territorio passando dall’interno degli uffici comunali. È lì che, da adesso, gli architetti professionisti potranno formarsi direttamente sul campo, grazie a un protocollo d’intesa siglato tra il Comune e l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia. Approvato dalla Giunta con deliberazione n. 61 del 15 aprile 2025, l’accordo rende operativo un progetto che ha un duplice obiettivo: potenziare l’efficienza amministrativa e offrire opportunità formative ai tecnici iscritti all’albo.
Il meccanismo è semplice quanto innovativo: per sei mesi, i professionisti selezionati potranno affiancare i tecnici del Comune nell’Area Edilizia Privata e TPL, partecipando alla pianificazione territoriale, alla progettazione urbana e alla gestione delle pratiche edilizie. In cambio, riceveranno 30 crediti formativi professionali, come previsto dal regolamento per l’aggiornamento continuo.
Nessun costo per l’amministrazione, che mette invece a disposizione strutture, strumenti e personale, valorizzando al contempo le proprie funzioni tecniche.
La collaborazione prevede un Piano dell’Offerta Formativa Individuale per ciascun partecipante, concordato tra Comune e Ordine. Il percorso, monitorato da referenti designati, include attività concrete legate alla professione dell’architetto, del pianificatore e del paesaggista, senza costituire in alcun modo un rapporto di lavoro. L’esperienza è riconosciuta anche dal punto di vista assicurativo e sarà documentata con un’attestazione finale. L’iniziativa si inserisce in un contesto urbano in continua evoluzione, in cui la qualità del progetto diventa leva di rigenerazione e sviluppo. E proprio la sede di questo nuovo laboratorio – il Palazzo comunale – è un simbolo dell’architettura contemporanea al servizio della città. Progettato da Alessandro Anselmi, il Municipio si colloca lungo la via Portuense, tra l’aeroporto Leonardo da Vinci e il porto fluviale, in un’area fino a poco tempo fa segnata dal degrado e dall’abbandono.
L’intervento, parte di un più ampio piano di riqualificazione dell’ex stazione ferroviaria, rappresentò un primo passo per restituire vitalità a uno degli accessi principali al centro abitato. L’edificio si integra con il paesaggio fluviale: la sua forma riprende idealmente una banchina del Tevere, attraverso una grande piastra inclinata che, sollevandosi dalla strada, diventa piazza pubblica, gradinata, facciata e copertura in un unico gesto architettonico. È una struttura pensata per essere fruita dai cittadini, dove lo spazio urbano si fonde con quello istituzionale in un gioco continuo di forme e significati.
Oggi è delimitato dalle bandiere di tutti i Paesi del Mondo, a testimoniare la vocazione internazionale della città. a posizione strategica e l’impatto visivo rendono il nuovo Municipio non solo un centro amministrativo, ma anche un simbolo di rinascita e progettualità. In questo senso, la scelta di renderlo sede operativa dell’accordo formativo con l’Ordine degli Architetti appare perfettamente coerente con la visione di una città che vuole trasformarsi valorizzando competenze, idee e innovazione.
Non è un caso che tutto questo avvenga a Fiumicino, Comune che negli ultimi anni ha dovuto affrontare una forte pressione urbanistica e una crescita demografica significativa. In un simile scenario, la qualità progettuale assume un ruolo centrale. Il nuovo protocollo è dunque uno strumento concreto per rispondere alle sfide del territorio, coinvolgendo direttamente chi dell’urbanistica fa il proprio mestiere.
Il cuore storico di Fiumicino, quello che si affaccia sul canale di Traiano, è stato progettato nel XIX secolo dal celebre architetto Giuseppe Valadier, già autore della sistemazione di piazza del Popolo a Roma. L’“anti-borgo”, così chiamato perché si sviluppò in contrapposizione alla struttura rurale sparsa della zona, nacque con una precisa vocazione: quella di ospitare i lavoratori del porto canale e delle saline. Case basse, in muratura, disposte con regolarità intorno a una chiesa e a una piazza, tracciano un esempio tangibile di architettura funzionale e ordinata, in linea con i principi neoclassici del suo ideatore. La memoria storica del borgo Valadier, dunque, con il suo impianto ordinato e il disegno neoclassico di metà Ottocento, e la visione moderna del palazzo di Anselmi, dialogano così idealmente all’interno di un’unica strategia: formare professionisti capaci di leggere, rispettare e migliorare il paesaggio urbano.