Il fatto

Ciclovia Tirrenica, c’è lo stop del Tar

25 aprile 2025 | 17:19
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Ciclovia Tirrenica, c’è lo stop del Tar

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha bloccato la realizzazione del tratto che attraversa alcuni terreni agricoli situati tra Mezzocammino e il confine con Fiumicino.

Fiumicino, 25 aprile 2025 –  Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha accolto in parte il ricorso presentato da alcuni proprietari terrieri contro il progetto della Ciclovia Turistica Tirrenica, bloccandone la realizzazione nel tratto che attraversa i loro terreni agricoli situati tra Mezzocammino e il confine con Fiumicino.  Una decisione che mette in discussione non solo l’iter amministrativo seguito dal Comune di Roma, ma anche il rispetto delle norme in materia di espropriazione per pubblica utilità.

La vicenda riguarda uno degli assi principali del piano della mobilità ciclabile capitolina, inserito nei programmi finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In particolare, il tratto oggetto di contestazione è quello che corre lungo l’argine del fiume Tevere e del Rio Galeria. Secondo il Comune, tali aree sarebbero da considerarsi di uso pubblico e dunque non soggette a esproprio. Ma la realtà, secondo quanto accertato dal TAR, è ben diversa.

Dalle visure catastali prodotte in giudizio è emerso che i terreni attraversati dalla ciclovia sono di proprietà privata, regolarmente intestati ai ricorrenti. Ciononostante, nessuna comunicazione è mai giunta a questi ultimi da parte dell’amministrazione: né avvisi, né decreti di esproprio, né tantomeno l’indennizzo previsto per legge. Una condotta che il tribunale ha giudicato in palese violazione del DPR 327/2001, il Testo unico sull’espropriazione per pubblica utilità.

A peggiorare la posizione del Campidoglio è intervenuta anche la documentazione prodotta nel corso del procedimento. In una relazione allegata al progetto, l’amministrazione ha dichiarato che la natura privata delle particelle catastali non costituiva un ostacolo al passaggio della ciclovia, in quanto l’argine doveva rimanere accessibile per fini pubblici. Tuttavia, il TAR ha rilevato come questa conclusione sia priva di una verifica concreta della reale titolarità pubblica delle aree.

Emblematico, in tal senso, il ruolo dell’Agenzia del Demanio. In sede istruttoria, l’ente ha ammesso di non avere in possesso i titoli acquisitivi che comprovano l’eventuale appartenenza al demanio idrico delle particelle in questione, e ha demandato alla Regione Lazio un accertamento più approfondito. Regione che, a sua volta, ha confermato di non poter determinare con esattezza i confini del demanio a causa delle modifiche idrauliche operate nel tempo.

Un paradosso amministrativo che ha portato il TAR a ravvisare un “difetto assoluto di istruttoria”, un vizio grave nella costruzione dell’intero procedimento. Tanto più che alcune porzioni della ciclovia, secondo le misurazioni fornite dai ricorrenti e non contestate dalle amministrazioni, si trovano a oltre 300 metri dall’argine del fiume, dunque ben oltre qualsiasi ragionevole estensione del demanio idraulico.
Inoltre, la Regione Lazio ha evidenziato l’assenza del parere idraulico e del disciplinare tecnico per l’uso delle aree potenzialmente demaniali, documenti che secondo la normativa sono essenziali per garantire la tutela del territorio e della sicurezza pubblica. Una mancanza che, in zone potenzialmente soggette a escursioni del livello delle acque, rappresenta un vuoto procedurale non trascurabile.

Il TAR ha quindi annullato, nella parte che incide sulle aree private, la delibera della Giunta Capitolina che approvava il progetto esecutivo della ciclovia, così come il successivo atto che intendeva rettificare errori materiali negli allegati pubblicati. La sentenza impone al Comune di rivedere completamente l’approccio nei confronti delle proprietà coinvolte, riconoscendo la piena validità giuridica dei diritti fondiari.
L’episodio non è isolato. Secondo i dati dell’ISTAT, nel 2023 le controversie in materia di espropri in Italia sono aumentate del 7% rispetto all’anno precedente, a testimonianza di una tensione crescente tra pianificazione pubblica e tutela della proprietà privata. Progetti infrastrutturali ambiziosi, spesso legati ai fondi europei, si scontrano con realtà territoriali che richiederebbero maggiore attenzione e partecipazione degli interessati.

Ora si attende la reazione di Roma Capitale. Il Comune potrà decidere se procedere con gli espropri regolari, offrendo indennizzi ai proprietari, oppure rimodulare il tracciato della ciclabile per evitarne il passaggio sui terreni contestati. Una terza ipotesi, quella della conciliazione, era già stata ventilata in sede di udienza pubblica, ma è naufragata senza esito.
Quel che è certo è che il caso della Ciclovia Tirrenica rappresenta un campanello d’allarme. Se da un lato la mobilità sostenibile resta un obiettivo strategico, dall’altro la sua attuazione non può prescindere dal rispetto delle regole e dalla corretta informazione dei cittadini. Perché la transizione ecologica, senza legalità, rischia di diventare solo un esercizio di stile.