Appunti di viaggio

Giovani fragili in un mondo senza ancore

28 aprile 2025 | 07:30
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Giovani fragili in un mondo senza ancore

Le famiglie devono tornare ad essere il primo baluardo: controllare, prevenire, ma soprattutto educare.

Non è solo la droga, né solo l’alcol. È un intero sistema di dipendenze che sta inghiottendo i nostri ragazzi, sempre più precocemente. E con l’estate ormai alle porte, e la movida pronta a riempire piazze e locali, l’allarme deve suonare forte.

A ricordarcelo, con parole chiare e senza giri di parole, è stato anche don Antonio Coluccia, che ha lanciato un monito preciso: Fiumicino non è un’oasi felice. Lo spaccio di droga avanza silenziosamente, insinuandosi nelle maglie della quotidianità, e i giovanissimi sono il bersaglio più vulnerabile​. E se non è la droga, è l’acool.

Ma il problema non si ferma qui. Oggi la dipendenza non è soltanto chimica: il telefonino, l’iperconnessione continua, l’ansia da like, stanno scavando un vuoto emotivo ancora più profondo. I ragazzi vivono in bilico tra il bisogno di appartenere e il timore di non essere visti, intrappolati in un circuito di gratificazioni immediate e fragilità crescenti.

Viviamo un tempo in cui i valori veri — rispetto, sacrificio, misura — sembrano sempre più lontani, sbiaditi davanti a modelli che esaltano l’apparenza, il consumo, lo sballo. Non basta più lamentarsi o invocare l’intervento esterno. Le famiglie devono tornare ad essere il primo baluardo: controllare, prevenire, ma soprattutto educare.

Il compito di crescere figli consapevoli non si esaurisce nei divieti o nelle prediche: si esercita nella presenza quotidiana, nell’esempio vissuto, nella capacità di dare strumenti per scegliere, non solo regole da rispettare.

Con l’estate che si avvicina, e con i pericoli che aumentano, è fondamentale capire che la vera emergenza non è solo quella della droga o dell’alcool. È l’emergenza educativa. E chi, oggi, sceglie di esserci davvero accanto ai giovani, fa il gesto più rivoluzionario e necessario per il futuro.

Ps. Una piccola aggiunta. Se è vero che le famiglie devono stare accanto ai ragzzi, è altrettanto vero che lo Stato deve stare accanto alle famiglie. Troppo spesso invece la solidarietà, il welfare, l’assistenza, sono solo “servizi” e “protocolli” che si fermano scontrandosi con la carenza di fondi, di disponibilità e – diciamolo pure – di controlli. Troppo il divario esistente tra ciò che le Comunità di recupero offrono sulla carta (o meglio sui siti ufficiali) e ciò che nella realtà accade. Altro che percorsi “cuciti su misura”…

Foto creata con l’ausilio dell’Ia