Cambio euro/sterlina (EUR/GBP): l’aggravarsi della crisi europea
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Cambio euro/sterlina (EUR/GBP): l’aggravarsi della crisi europea

7 dicembre 2020 | 08:00


Ancor prima che gli effetti disastrosi della prima ondata si siano potuti mitigare e riassorbire, dunque, ci si sta preparando ad un nuovo fermo della circolazione micro-economica.


Non si tratta di un futuro roseo quello che attende l’Unione Europea. L’aggravarsi della pandemia da Covid-19 e l’aumento della curva dei contagi in tutti i paesi dell’Eurozona, infatti, sta costringendo i Governi a correre ai ripari e a dichiarare, chi prima chi dopo, una nuova fase di lockdown.

Ancor prima che gli effetti disastrosi della prima ondata si siano potuti mitigare e riassorbire, dunque, ci si sta preparando ad un nuovo fermo della circolazione micro-economica.

Una soluzione che permetterebbe di salvare le transazioni macro-economiche tra le grosse industrie ma che va ad uccidere la piccola imprenditoria. I risultati?

Chi fa trading in Forex su eur/gbp ne sta già osservando i primi effetti. Ma perché proprio il tasso di cambio tra la moneta unica e la sterlina britannica risulta essere un valido indicatore per la salute economica dell’UE?

La moneta unica e il Regno Unito: ancora forte il legame

La motivazione principale è da ricercare nel forte legame tra la moneta unica (e dunque il mercato europeo) e la sterlina britannica (e dunque il mercato del Regno Unito).

L’accordo sulla brexit, infatti, non solo non è stato ancora raggiunto ma i due gruppi politici, sebbene formalmente separati, continuano ad essere ancora attraversati da accordi commerciali ed economici attivi. Questo significa che il tasso di cambio tra le due valute di fatto riflette più l’evoluzione dell’economia europea che quella britannica.

Il costante crollo del valore dell’euro è il fattore più preoccupante in questo frangente. La moneta unica è stata oggetto di forti politiche di controllo e monitoraggio da parte della BCE negli scorsi anni. Il suo valore è stato volutamente mantenuto a livelli sufficientemente elevati da poter bilanciare da una parte le esigenze del mercato interno e dall’altra quelle del mercato estero, con le forti pressioni dei due colossi mondiali: Cina e America.

La fine di questa politica dell’equilibrio (caratterizzata da una forte presenza della figura di Draghi e della Merkel) non è stata voluta ma imposta dalle necessità.

Gli effetti del Covid sull’economia europea: crisi di liquidità?

La prima ondata di Covid-19 ha messo in evidenza un problema fondamentale per i paesi membri dell’Unione Europea: l’equilibrio voluto dalle precedenti politiche si è rivelato fragile e un evento come la pandemia è più che sufficiente a farlo crollare.

Un equilibrio che si reggeva sul mantenimento dei tassi di deficit entro un limite contenuto (il celebre 3%) e che imponeva costanti ridistribuzioni dei finanziamenti e dei fondi che non tutti i governi hanno mostrato di poter realizzare.

I cosiddetti “PIGS” hanno sempre avuto non poche difficoltà a rispettare gli obiettivi concordati dal Parlamento Europeo e gli elevati livelli di corruzione politica che li caratterizzano non hanno di certo aiutato.

Ma cosa ha fatto il Covid?

Come la prima folata di vento che preannuncia l’uragano, il Covid-19 si è gettato su questi paesi e ne ha smascherato completamente tutte le debolezze. I titoli di Stato della maggior parte dei PIGS, infatti, sono caratterizzati da punteggi di affidabilità miserrimi.

Si tratta di nazioni che non possono in alcun modo garantire il proprio debito pubblico nel breve periodo, non se allo stesso tempo sono costretti ad affrontare le maggiori spese richieste da una crisi sanitaria e dagli obiettivi concordati dal Parlamento Europeo.

Una situazione stringente, questa, che può essere smascherata unicamente da un’attenta osservazione dei mercati e dei propri comportamenti anomali. Laddove i media tacciono, infatti, i titoli finanziari parlano chiaro.

Il comportamento dei tassi di cambio dell’euro con le altre valute e le variazioni nei tassi di interesse dei titoli di Stato rendono palesi le anormalità che non solo vengono taciute, ma spesso addirittura ignorate.

Il post-Covid e la BCE: rivedere la politica monetaria

Unica soluzione capace di rimediare a questo intreccio di bombe ad orologeria sta nella rivisitazione della politica monetaria europea verso un modello che non solo sia maggiormente flessibile, ma che tenga conto del fatto che le mancanze di alcuni stati membri non devono essere risolte negli effetti bensì nelle cause.

La soluzione vera non è mai a valle. Il problema si risolve solo a monte!