Lo streaming ha consentito agli utenti di poter scegliere ciò che vogliono, pagare i servizi d’intrattenimento che reputano interessanti e, soprattutto negli ultimi anni, trovare un’offerta estremamente vasta e ricca di contenuti da poter visionare.
“Addio cari e vecchi canali televisivi”. Sembra questa l’affermazione che anima la maggior parte degli amanti del mondo dell’entertainment, che ha preso una direzione chiara e netta: meglio i contenuti in streaming. Meglio, in molti casi, grazie all’opportunità di poter scegliere i contenuti in base ai propri reali interessi. Perché un’amante dei documentari dovrebbe pagare un abbonamento per la visione di altri contenuti, come ad esempio i reality, verso i quali non nutre interesse?
Lo streaming ha consentito agli utenti di poter scegliere ciò che vogliono, pagare i servizi d’intrattenimento che reputano interessanti e, soprattutto negli ultimi anni, trovare un’offerta estremamente vasta e ricca di contenuti da poter visionare. Il primo streaming ad esser diventato un oggetto di culto è stato, senza alcun dubbio, YouTube, dove la possibilità di trovare contenuti è diventata, col passare del tempo, estremamente vasta, ricca, variegata e, nella maggior parte dei casi, gratuita.
Un portale nato dalla fervida mente di tre ragazzi che lavoravano per PayPal, che, a distanza di poco più di un anno dalla fondazione, riuscirono a vendere a suon di milioni di dollari a Google, diventando il punto di riferimento dello streaming sul web. Certo, in molti casi la qualità dei video non è eccelsa. Ma la fruibilità e l’accesso a milioni di contenuti, consente a YouTube di restare la prima piattaforma di streaming generalista del web a livello mondiale.
La nascita risale al 2005, ma YouTube non era, certamente, il primo portale che consentiva di visualizzare contenuti in streaming. Già al termine degli anni ‘90, infatti, si facevano spazio esperimenti e veri propri portali di streaming, nella maggior parte tematici. Basti pensare, ad esempio, ai siti dedicati al mondo dei video per adulti, all’epoca tutti rigorosamente a pagamento ed oggi invece, come testimoniato da questo portale relativo agli annunci trans Milano, fruibili anche gratuitamente da tutte le persone maggiorenni.
Se negli anni 2000, nonostante la forte ascesa della grande rete telematica, Internet era considerato ancora di secondo piano rispetto alla televisione, i ruoli si sono letteralmente invertiti nello scorso decennio, dove la digitalizzazione ha letteralmente mutato l’approccio dei cittadini nostrani alla fruibilità dei video e, più in generale, del mondo dell’intrattenimento.
Da dieci anni a questa parte, infatti, i contenuti si possono vedere direttamente dallo smartphone, magari comodamente sdraiati sul proprio letto o divano di casa, oppure, perché no, mentre si effettuano spostamenti sui mezzi pubblici. Una vera e autentica rivoluzione, resa ancor più dolce dalle infinite opportunità di scelta che i tanti portali di streaming offrono. Il caso di Netflix, a tal proposito, è probabilmente quello più evidente e lampante.
Il crollo di Netflix in Borsa: l’era del video-streaming è giunta al capolinea?
La società californiana, infatti, domina il mercato da oltre dieci anni, grazie alla proposizione di film e serie televisive di primissimo livello. Nell’ultimo periodo, però, il titolo quotato sul NASDAQ fa fatto registrare delle pesanti perdite, dovute ad un calo di abbonamenti che, nel corso del 2022, potrebbe toccare i 3-4 milioni di utenti. Alcuni hanno interpretato questo dato come la fine del mondo del video-streaming. La realtà, però, è ben altra.
Dopo una crescita impetuosa in quest’ultimo decennio (titolo cresciuto in Borsa di oltre il 17000 %), con un picco di abbonati durante il periodo dei vari lockdown, Netflix vive una fase di flessione dovuta, in primis, all’aumento del costo della vita, che incide, pesantemente, sulle tasche delle famiglie. I beni ritenuti “superflui“, pur essendo particolarmente graditi, vengono quindi messi in secondo piano.
Per combattere questo fenomeno, che riguarda anche altri competitor, Netflix avrebbe in programma una riduzione dei prezzi grazie all’inserimento di spot pubblicitari. Un buon compromesso, forse, per evitare l’emorragia di abbonati prevista. Ma che non sancisce la fine dello streaming, che è, e lo sarà anche in futuro, il primo volano del mondo dell’intrattenimento.