Secondo una ricerca condotta dal professor Robert Molimard, il vapore che viene prodotto dalla sigaretta elettronica sarebbe in grado di prevenire le infezioni che sono provocate dai batteri e dai virus
Secondo una ricerca condotta dal professor Robert Molimard, e pubblicata sulla testata di settore Sigmagazine, il vapore che viene prodotto dalla sigaretta elettronica sarebbe in grado di prevenire le infezioni che sono provocate dai batteri e dai virus. Il merito deve essere attribuito, in particolare, al glicole propilenico che è contenuto nelle e-cig e che viene vaporizzato: in sostanza lo sviluppo dei virus viene ostacolato e contrastato dall’aumento di temperatura dell’aria che viene inalata. Ciò implica che grazie alle sigarette elettroniche inedite prospettive di ricerca si possono aprire nel settore della prevenzione delle epidemie.
Un aspetto curioso riguarda il fatto che in passato si riteneva che il fumo di tabacco avesse la capacità di proteggere rispetto alle infezioni: un’idea che si era diffusa in occasione delle epidemie di peste che spargevano morte e distruzione. Esiste anche una tesi di laurea in medicina che si rifà agli studi del professor Diemerbroek, un medico dei Paesi Bassi, per il quale a Londra i soli edifici che erano stati risparmiati da un’epidemia erano quelli in cui veniva venduto e preparato il tabacco. Lo stesso Diemerbroek era riuscito a sopravvivere, nel 1645, all’epidemia di Njmegen, e da quel momento aveva iniziato a ritenere che il fumo di tabacco avesse concretamente un effetto protettivo. La reputazione del fumo si è mantenuta tale nel corso dei secoli, se è vero che durante le guerre napoleoniche per essere risparmiati dai miasmi pestilenziali e non essere contagiati i medici impegnati a curare i soldati feriti o malati erano soliti fumare.
Più solide sembrano, comunque, le motivazioni che mettono in evidenza la capacità delle sigarette elettronichedi prevenire le infezioni. Come noto, uno dei componenti principali del liquido delle e-cig è il glicole propilenico, il quale può avere un’applicazione molto interessante in ambito epidemiologico. Inalato per aerosol, infatti, esso garantisce proprietà notevoli dal punto di vista antivirale, antimicotico e antibatterico.
Il vapore di glicole propilenico, nel dettaglio, si dimostra efficace per disinfettare l’aria, dal momento che riesce a penetrare all’interno dei germi che si trovano nelle cosiddette goccioline di Fluegge, particelle di saliva di cui viene modificato il corredo enzimatico. Vari tipi di batteri vengono polverizzati in ambienti in cui ci sono vapori di glicole propilenico; essi, inoltre, sono uccisi in tempi così veloci che virus e microrganismi non hanno modo di palesarsi e diffondersi. I vapori ottenuti nelle sperimentazioni venivano riscaldati a una temperatura compresa tra i 70 e gli 80 gradi, con una resistenza non troppo diversa da quella che caratterizza le sigarette elettroniche.
La pressione del glicole propilenico è 100 volte più forte rispetto a quella del vapore di glicerolo: quest’ultimo, se inalato per aerosol, genera un semplice effetto antisettico piuttosto leggero. Inoltre, è stata dimostrata a livello scientifico l’azione che viene svolta dal glicole propilenico in termini antimicotici. Gli effetti più significativi sono stati notati sulle infezioni che vengono trasmesse per via aerea. Va detto che un effetto germicida è anche quello che deriva dall’inalazione per aerosol di acido lattico, mentre il glicole propilenico non viene più adoperato come disinfettante atmosferico in quanto è complicato, in ambienti aperti, arrivare a una concentrazione appropriata. Per di più, il suo sviluppo è diventato ancora più inutile da quando l’industria farmaceutica ha promosso l’introduzione degli antibiotici.
In sintesi, a dispetto degli ostacoli che sono stati riscontrati, allo stato attuale è nota l’utilità del glicole propilenico dal punto di vista della disinfezione delle superfici. Inoltre, esso consente anche di disinfettare le mani se viene usato in combinazione con l’etanolo.