Dalle Relazioni del ministero dell’Interno, Fiumicino è fortemente a rischio riciclaggio. Il Comune prepara il Piano triennale anticorruzione.
#Fiumicino, una lavatrice di soldi sporchi
Il Faro on line – Che il litorale romano sia preda della criminalità lo dimostrano le inchieste che ormai da tempo di abbattono sul territorio. E proprio per questo, in osservanza di una precisa legge anticorruzione, il Comune di Fiumicino si sta dotando del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione 2017-2019, contenente il Piano Triennale per la Trasparenza e l’Integrità. Il Piano Nazionale Anticorruzione (PNA), approvato dall’Autorità nazionale anticorruzione – lo ricordiamo – prevede che le amministrazioni, al fine di disegnare un’efficace strategia anticorruzione, realizzino forme di consultazione con il coinvolgimento dei cittadini e delle organizzazioni portatrici di interessi collettivi.
Ma qual è lo stato di rischio di un territorio come quello di Fiumicino? Aeroporto e progetti sui porti sono bocconi appetibili, visto che spostano grandi cifre, ma non è quella la caratteristica che fotografa il nostro territorio. Piuttosto Fiumicino potrebbe essere definita, in soldoni, la lavatrice dei soldi sporchi.
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Dalle Relazioni del Ministro dell’Interno al Parlamento sullo stato della sicurezza e ordine pubblico degli ultimi anni emerge, in generale, che il territorio della Regione Lazio ed, in particolare, della Provincia di Roma, sono da diversi anni interessati da fenomeni di infiltrazione di organizzazioni criminali, comprendenti sia mafie locali sia internazionali, con fenomeni di radicamento e contaminazione del tessuto sociale.
Dall’ultima, in ordine di tempo, “Relazione sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata”, trasmessa dal Ministro dell’Interno alla Presidenza della Camera dei Deputati il 14 gennaio 2016, emerge che la situazione generale della Regione Lazio è resa complessa dalla presenza di nuove componenti criminali straniere che manifestano una spiccata propensione all’integrazione ed alla cooperazione con soggetti o gruppi delinquenziali nazionali. In tale contesto, si segnalano soprattutto gli albanesi, i romeni, i nigeriani, i sudamericani ed i magrebini, dediti, in varia misura, al traffico delle sostanze stupefacenti e di esseri umani, finalizzato anche alla prostituzione.
Nella Relazione si evidenzia che il perdurare della crisi economica incide in maniera significativa nei vari comparti economici con dirette conseguenze nei confronti delle organizzazioni criminali, le quali, disponendo di cospicui capitali che necessitano di un “ lavaggio”, si camuffano, rilevando e sanando imprese in fortissime difficoltà economiche.
In questo modo tali organizzazioni criminali subentrano, in aziende pulite ma in situazione di criticità (intestandole a c.d. teste di legno, ovvero a soggetti completamente estranei a dinamiche criminali associative) con un metodo pacificamente sicuro e remunerativo. Con particolare riguardo al settore della ristorazione, le indagine investigative svolte permettono di affermare che risulta costante la volontà delle organizzazioni criminali in infiltrarsi in tale settore, in quanto considerano lo stesso apportatore di celeri operazioni di “money laundering” e di immediati guadagni.
Passando ad esaminare la situazione della Città Metropolitana di Roma Capitale, si osserva che, anche in relazione alla presenza dell’Aeroporto di Fiumicino e del Porto di Civitavecchia, il territorio metropolitano rappresenta per le organizzazioni criminali un importante area di snodo logistico internazionale di sostanze stupefacenti, sia per l’immissione che per il transito.
In linea generale, emergono infiltrazioni nei settori economico – finanziari, tra i quali spiccano quelli del commercio di autoveicoli, di preziosi e della ristorazione, con meccanismi di reimpiego dei capitali anche in attività immobiliari. Pressoché l’intero litorale romano – da Civitavecchia a scendere verso Ostia – risulta interessato dalla presenza di appartenenti/affiliati a famiglie di criminalità organizzata principalmente alla camorra, ma anche alle ‘indrine calabresi ed a “Cosa Nostra” siciliana.
In taluni casi il deteriorarsi della sicurezza pubblica, è sfociato in episodi delittuosi di rilevante gravità, e, talora, in omicidi. Anche le famiglie mafiose cercano di investire nella maggior parte dei casi in ristoranti ed esercizi commerciali, sia nella Capitale sia sul litorale romano tra Ostia e Fiumicino, laddove hanno, di fatto, monopolizzato la gestione degli stabilimenti balneari e di buona parte della ristorazione. In merito è scritto nella relazione – si segnalano le famiglie storiche Cuntrera/Caruana, attraverso la famiglia Triassi, i Fasciani e gli Spada.
Con riguardo invece a Cosa Nostra, occorre sottolineare che da anni la mafia siciliana nel Lazio è interessata alla realizzazione di opere pubbliche, sia lungo la fascia della litoranea che nelle zone interne, con particolare riferimento a Roma ed al litorale a sud della Capitale, soprattutto nel tratto compreso tra Fiumicino e Anzio.
Per ciò che concerne il territorio del Comune di Fiumicino, in data 28 dicembre 2016 è stata inviata al Comandante della Polizia Locale specifica richiesta di notiziare in ordine ad eventuali eventi delittuosi, legati alla criminalità organizzata, nonché fenomeni di corruzione, verificatesi nel territorio comunale nel corso dell’ultimo triennio.
«E’ fondamentale l’apporto e la collaborazione dei cittadini nel monitorare il territorio – afferma la dott.ssa Maria Tripodi, Responsabile per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza nel Comune di Fiumicino -. Non si tratta di sostituirsi alle forze dell’ordine, ma di segnalare ogni procedimento che non vada speditamente sui binari che l’ordinamento prevede. Attenzione, non parlano solo di attività criminose, ma anche di inceppamenti della macchina amministrativa, storture delle procedure, ogni cosa che pur non avendo rilevanza penale mettono comunque in difficoltà il buon funzionamento della società e, nel contempo, possono creare i presupposti per eventuali attività illecite o illegittime».
Collaborazione, dunque, è la parola chiave. Ecco perché sono stati predisposti appositi moduli per interfacciarsi con l’amministrazione comunale, che a sua volta si relazionerà con gli altri enti o, se il caso, con magistratura e forze dell’ordine.
Sulla carta è un processo virtuoso, in cui il cittadini ritrova la sua forza; resterà da vedere nel concreto se si otterranno i risultati sperati e se la’apparato amministrativo saprà essere davvero reattivo.