Papa Francesco e lo scandalo dei cristiani divisi ‘L’ecumenismo è lavorare in perdita’

21 giugno 2018 | 22:30
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Papa Francesco e lo scandalo dei cristiani divisi ‘L’ecumenismo è lavorare in perdita’

A Ginevra la visita del Pontefice al Consiglio Ecumenico delle Chiese a 70 anni dalla sua fondazione. Bergoglio: “Dio perdona tutto, a patto che noi perdoniamo a nostra volta”

Nella Messa che Papa Francesco celebra presso il Palexpo di Ginevra, davanti a oltre trentamila persone (ne erano attese quarantamila), il Pontefice torna a insistere sul tema della “solidarietà”, sottolineato i benefici del perdono e l’importanza, per  i cristiani, di parlare lo stesso linguaggio, quello dei “figli di Dio”.

L’identità dei figli

Nel spiegare la preghiera che Gesù ha insegnato agli uomini, il Papa fa notare che la parola  “Padre” è la chiave di accesso al cuore di Dio, “perché solo dicendo Padre preghiamo in ‘lingua cristiana’. Preghiamo non un Dio generico, ma Dio che è anzitutto papà. Prima di tutto, prima di essere infinito ed eterno, Dio è Padre”.

Da qui nasce “la formula della vita, quella che rivela la nostra identità: siamo figli amati. È la formula che risolve il teorema della solitudine e il problema dell’orfanezza. È l’equazione che indica cosa fare: amare Dio, nostro Padre, e gli altri, nostri fratelli”.

E aggiunge: “Ogni volta che diciamo ‘Padre nostro’ ci riappropriamo delle radici che ci fondano. Ne abbiamo bisogno nelle nostre società spesso sradicate. Riemerge la memoria del bene, perché nel cuore del Padre non siamo comparse virtuali, ma figli amati. Egli non ci collega in gruppi di condivisione, ma ci rigenera insieme come famiglia”.

Non solo. La preghiera del “Padre nostro”, continua il Papa, “ci ricorderà pure che non c’è Padre senza figli: nessuno di noi è figlio unico, ciascuno si deve prendere cura dei fratelli nell’unica famiglia umana”.

E spiega: “Noi siamo chiamati a reagire come fratelli, come buoni custodi della nostra famiglia, e a darci da fare perché non vi sia indifferenza nei riguardi del fratello”, dal “bambino che ancora non è nato come dell’anziano che non parla più, del conoscente che non riusciamo a perdonare come del povero scartato”. “Questo il Padre ci chiede, ci comanda: di amarci con cuore di figli, che sono tra loro fratelli”.

La semplicità del pane

Nel Vangelo, “Gesù dice di domandare ogni giorno al Padre il pane. Non serve chiedere di più: solo il pane, cioè l’essenziale per vivere”.

“Il pane è anzitutto il cibo sufficiente per la salute, per il lavoro di oggi; quel cibo che purtroppo a tanti nostri fratelli e sorelle manca”, dice Francesco. E tuona: “Per questo dico: guai a chi specula sul pane! Il cibo di base per la vita quotidiana dei popoli dev’essere accessibile a tutti“.

Per il Pontefice, “chiedere il pane quotidiano è dire anche: ‘Padre, aiutami a fare una vita più semplice'”. Secondo Bergoglio, infatti, quella odierna è una vita che per alcuni è “drogata”: “si corre dal mattino alla sera, tra mille chiamate e messaggi, incapaci di fermarsi davanti ai volti, immersi in una complessità che rende fragili e in una velocità che fomenta l’ansia”.

Da qui l’invito a scegliere la semplicità, come fece San Luigi Gonzaga: “Scegliamo la semplicità, la semplicità del pane per ritrovare il coraggio del silenzio e della preghiera, lievito di una vita veramente umana. Scegliamo le persone rispetto alle cose, perché fermentino relazioni personali, non virtuali. Torniamo ad amare la fragranza genuina di quel che ci circonda”.

Esorta quindi ad “apprezzare ciò che di semplice abbiamo ogni giorno, custodirlo: non usare e gettare, ma apprezzare e custodire“.

“Domandando il pane chiediamo al Padre e diciamo a noi stessi ogni giorno: semplicità di vita, cura di quel che ci circonda, Gesù in tutto e prima di tutto”, aggiunge Francesco.

La “clausola” del perdono

L’ultima parte dell’omelia è dedicata alla parola “perdono”. Un’azione “difficile” perché, spiega il Papa, “portiamo sempre dentro un po’ di rammarico, di astio, e quando siamo provocati da chi abbiamo già perdonato, il rancore ritorna con gli interessi. Ma il Signore pretende come dono il nostro perdono“.

Citando poi il capitolo 6 del Vangelo di Matteo, Papa Francesco fa notare “che l’unico commento originale al Padre nostro, quello di Gesù” riguardi proprio il perdono (cfr. Mt 6,14-15).

Il perdono è la clausola vincolante del Padre nostro. Dio ci libera il cuore da ogni peccato, Dio perdona tutto, tutto, ma una cosa chiede: che noi non ci stanchiamo di perdonare a nostra volta – spiega il Santo Padre -. Vuole da ciascuno di noi un’amnistia generale delle colpe altrui“.

Il perdono rinnova, il perdono fa miracoli“. Cita l’esempio di alcuni Santi che, sperimentando il perdono, a loro volta hanno poi perdonato.

“Ciascuno di noi rinasce creatura nuova quando, perdonato dal Padre, ama i fratelli. Solo allora immettiamo nel mondo novità vere, perché non c’è novità più grande del perdono, questo perdono che cambia il male in bene”.

Quindi, una breve parentesi storica: “Perdonarci tra noi, riscoprirci fratelli dopo secoli di controversie e lacerazioni, quanto bene ci ha fatto e continua a farci! Il Padre è felice quando ci amiamo e perdoniamo di vero cuore. E allora ci dona il suo Spirito”.

E conclude: “Chiediamo questa grazia: di non arroccarci con animo indurito, pretendendo sempre dagli altri, ma di fare il primo passo, nella preghiera, nell’incontro fraterno, nella carità concreta. Così saremo più simili al Padre, che ama senza tornaconto. Ed egli riverserà su di noi lo Spirito di unità”.

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