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Il Papa ai giovani: “Siete chiamati a essere albe di speranza”

15 settembre 2018 | 21:38
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Il Papa ai giovani: “Siete chiamati a essere albe di speranza”

In piazza Politeama l’incontro del Pontefice con i ragazzi siciliani: “Fate sorgere l’attesa di un futuro da figli liberi: non servi dimessi e manovali a capo chino, ma figli liberi”

Palermo – “La speranza sorgerà in Sicilia, in Italia, nella Chiesa a partire da voi. Per essere albe di speranza bisogna alzarsi ogni mattina senza a quella logica perversa secondo cui non c’è salvezza per questa terra. No! No al fatalismo e sì alla speranza cristiana. No alla rassegnazione. No al farci chiudere la bocca da chi vuole zittirci. C’è una missione da compiere, una vocazione da realizzare: essere portatori sani di speranza pasquale, albe di speranza”.

E’ l’augurio che Papa Francesco rivolge ai giovani siciliani, riuniti a migliaia in piazza Politeama, a Palermo, ultima tappa della visita del Pontefice in Sicilia, in occasione del venticinquesimo anniversario della morte del beato Pino Puglisi.

L’incontro assume fin da subito un tono cordiale: musica e applausi accolgono il Papa, che non si sottrae ai selfie. Quelle rivolte ai giovani sono parole che spronano i ragazzi ad impegnarsi “vivere” per abbattere quell’ “ecomostro” che è “il muro dell’omertà”, per dire “No” “alla mentalità mafiosa, all’illegalità e alla logica del malaffare, veleni corrosivi della dignità umana”, e ad ogni “ogni violenza”.

Come di consuetudine, l’incontro si svolge sotto forma di domande e risposte. Sono tre i quesiti che i giovani rivolgono al Pontefice, e toccano i temi dell’ascolto e dell’accoglienza. Infine, una domanda sul come vivere da giovani “in questa terra”.

Non si può credere in Dio ed essere mafiosi: chi è mafioso bestemmia con la vita il nome di Dio-Amore.

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 15 settembre 2018

Sintonizzarsi con Dio

Alla prima domanda, Francesco risponde con un altro interrogativo: “La tua domanda era su come ascoltare la voce del Signore e maturare una risposta. Ma io domanderei: come si ascolta il Signore? Dove parla”.

E a braccio aggiunge: “Voi avete il numero del telefonino del Signore, per chiamarlo? Il Signore non si ascolta stando in poltrona”. Ma Dio, con la vita comoda, “in poltrona, non lo si ascolta”.

“Rimanere seduti, nella vita crea interferenza con la Parola di Dio, che è dinamica. Dio si scopre camminando. Se tu non sei in cammino per fare qualcosa, per lavorare per gli altri, per portare una testimonianza, per fare il bene, mai ascolterai il Signore”, spiega il Papa.

Nella Bibbia, fa notare il Pontefice, “il Signore chiama continuamente gente giovane, sempre. Ama parlare ai giovani mentre sono in cammino. Dio detesta la pigrizia e ama l’azione. I pigri non potranno ereditare la voce del Signore. Capito?”.

Poi, una precisazione: “Non si tratta di correre tutti i giorni per allenarsi. Si tratta di muovere il cuore, mettere il cuore in cammino. Il Signore parla a chi è in ricerca. Chi cerca, cammina. Essere in ricerca è sempre sano; sentirsi già arrivati, soprattutto per voi, è tragico. Capito? Non sentitevi mai arrivati, mai!”.

E a braccio aggiunge: “A me piace dire, riprendendo l’icona della poltrona, mi piace dire che è brutto vedere un giovane pensionato. Un giovane dev’essere in cammino, non in pensione. La giovinezza ti spinge a questo, ma se tu vai in pensione a 22 anni, sei invecchiato troppo presto!”. Quindi, Bergoglio passa poi a spiegare dove ascoltare Dio.

“Non sul telefonino: lì le chiamate del Signore non arrivano. Non in televisione, dove il Signore non possiede alcun canale. Neanche nella musica assordante e nello sballo che intontisce: lì la linea col cielo è interrotta. Il Signore non va neppure cercato davanti allo specchio, dove stando soli rischiate di rimanere delusi di quello che siete. Non cercatelo nella vostra stanzetta, chiusi in voi stessi a ripensare al passato o a vagare col pensiero in un futuro ignoto. No, Dio parla nel cammino e nella relazione con gli altri. Non chiudetevi in voi stessi, confidatevi con Lui. Capirete che Gesù crede in voi più di quanto voi credete in voi stessi. Vi ama più di quanto voi vi amate. Cercatelo uscendo da voi stessi, in cammino: Lui vi aspetta. Fate gruppo, fatevi degli amici, fate delle camminate, fate degli incontri, fate Chiesa così, camminando. Il Vangelo è scuola di vita, il Vangelo sempre ci porta al cammino. Credo che questo sia il modo di prepararsi per ascoltare il Signore”.

“Il Signore ti farà sentire cosa vuole da te, ma a patto che tu non stia seduto, che tu sia in cammino, che tu cerchi gli altri e cerchi di fare dialogo e comunità con gli altri, e soprattutto che tu preghi. Preghi con le tue parole: con quello che ti viene dal cuore. E’ la preghiera più bella”, aggiunge il Papa.

E ancora: “Gesù non vuole che rimani in panchina, ti invita a scendere in campo. Non ti vuole dietro le quinte a spiare gli altri o in tribuna a commentare, ma ti vuole in scena. Mettiti in gioco! Hai paura di fare qualche figuraccia? Falla, pazienza. Tutti ne abbiamo fatte tante, tante. Perdere la faccia non è il dramma della vita”.

Poi esorta: “Il dramma della vita invece è non metterci la faccia: quello è il dramma!, è non donare la vita! Meglio cavalcare i sogni belli con qualche figuraccia che diventare pensionati del quieto vivere – pancioni, lì, comodi –. Meglio buoni idealisti che pigri realisti: meglio essere Don Chisciotte che Sancho Panza!”.

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