Paolo VI e Oscar Romero proclamati santi, il Papa: “Il mondo ha bisogno di gioia”





Il Pontefice eleva agli onori degli altari sette beati e ammonisce: “Non basta seguire dei precetti per dirsi cristiani”
Città del Vaticano – “Un cuore alleggerito di beni, che libero ama il Signore, diffonde sempre la gioia, quella di cui oggi c’è grande bisogno. Gesù ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia, che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via. I santi hanno percorso questo cammino”.
In una piazza San Pietro gremita da settantamila fedeli, Papa Francesco eleva agli onori degli altari Paolo VI, e il vescovo di San Salvador, Oscar Romero, assassinato durante la celebrazione di una Santa Messa nel 1980. Con loro, Bergoglio proclama Santi altri cinque beati: Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e Nunzio Sulprizio.
Il mondo ha bisogno di santi e tutti noi, senza eccezioni, siamo chiamati alla santità. Non abbiamo paura!
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 14 ottobre 2018
Il Santo Padre, spiegando il Vangelo odierno, fa notare che “la Parola di Dio non è solo un insieme di verità o un edificante racconto spirituale, no, è Parola viva, che tocca la vita, che la trasforma”.
Ricorda poi quel “tale” di cui l’evangelista non dice il nome, che chiede a Gesù come “avere in eredità la vita eterna”. Il problema, sottolinea Francesco, è che la chiede “come un’eredità da avere, come un bene da ottenere, da conquistare”. Racconta di aver “osservato i comandamenti fin dall’infanzia e per raggiungere lo scopo è disposto a osservarne altri”.
Ma la risposta che gli da Cristo è spiazzante: “Il Signore fissa lo sguardo su di lui e lo ama. Gesù cambia prospettiva: dai precetti osservati per ottenere ricompense all’amore gratuito e totale. Quel tale parlava nei termini di domanda e offerta, Gesù gli propone una storia di amore”.
In altre parole, Cristo gli chiede di passare “dall’osservanza delle leggi al dono di sé, dal fare per sé all’essere con Lui”. E gli fa una proposta di vita “tagliente”, ovvero quella di vendere tutti i propri beni e darlo ai poveri. Poi, Gesù dice al ragazzo: “Vieni! Seguimi!“.
Un invito che Gesù rivolge anche a noi oggi, sottolinea il Papa: “Vieni: non stare fermo, perché non basta non fare nulla di male per essere di Gesù. Seguimi: non andare dietro a Gesù solo quando ti va, ma cercalo ogni giorno; non accontentarti di osservare dei precetti, di fare un po’ di elemosina e dire qualche preghiera: trova in Lui il Dio che ti ama sempre, il senso della tua vita, la forza di donarti“.
Il Signore non fa teorie su povertà e ricchezza, ma va diretto alla vita. Ti chiede di lasciare quello che appesantisce il cuore, di svuotarti di beni per fare posto a Lui, unico bene. Non si può seguire veramente Gesù quando si è zavorrati dalle cose. Perché, se il cuore è affollato di beni, non ci sarà spazio per il Signore, che diventerà una cosa tra le altre. Per questo la ricchezza è pericolosa e – dice Gesù – rende difficile persino salvarsi. Non perché Dio sia severo, no! Il problema è dalla nostra parte: il nostro troppo avere, il nostro troppo volere ci soffocano, ci soffocano il cuore e ci rendono incapaci di amare.
“Gesù è radicale – prosegue il Papa -. Egli dà tutto e chiede tutto: dà un amore totale e chiede un cuore indiviso. A Lui, fattosi nostro servo fino ad andare in croce per noi, non possiamo rispondere solo con l’osservanza di qualche precetto. Gesù non si accontenta di una ‘percentuale di amore’: non possiamo amarlo al venti, al cinquanta o al sessanta per cento. O tutto o niente”.