Papa Francesco e lo scandalo dei cristiani divisi ‘L’ecumenismo è lavorare in perdita’

A Ginevra la visita del Pontefice al Consiglio Ecumenico delle Chiese a 70 anni dalla sua fondazione. Bergoglio: “Dio perdona tutto, a patto che noi perdoniamo a nostra volta”
Ginevra – Lavorare per l’unità dei cristiani può apparire come un “lavorare in perdita, perché non si tutelano a dovere gli interessi delle proprie comunità, spesso saldamente legati ad appartenenze etniche o a orientamenti consolidati, siano essi maggiormente ‘conservatori’ o ‘progressisti’“.
E’ quanto afferma Papa Francesco da Ginevra, luogo del suo ventitreesimo viaggio internazionale. Un pellegrinaggio ecumenico, quello in Svizzera, per celebrare i 70 anni dalla fondazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc), a cui fanno riferimento circa trecentocinquanta chiese cristiane non cattoliche.
Il “difficile” cammino verso l’unità
Per raggiungere l’unità, il Pontefice ribadisce una via “evangelica”: “Scegliere di essere di Gesù” prima che di una propria appartenenza, “prima che di destra o di sinistra, scegliere in nome del Vangelo il fratello anziché sé stessi significa spesso, agli occhi del mondo, lavorare in perdita”.
E aggiunge: “Non abbiamo paura di lavorare in perdita. L’ecumenismo è ‘una grande impresa in perdita’. Ma si tratta di perdita evangelica, secondo la via tracciata da Gesù: ‘Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà'”.
Le difficoltà esistono, ma il Papa esorta ad andare oltre, tenendo sempre come “bussola” di questo cammino verso l’unità il Vangelo: “Quant’è difficile sopire le animosità e coltivare la comunione, quant’è ostico uscire da contrasti e rifiuti reciproci alimentati per secoli! Ancora più arduo è resistere alla tentazione subdola: stare insieme agli altri, camminare insieme, ma con l’intento di soddisfare qualche interesse di parte“.
Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme: ecco la nostra strada maestra verso l’unità dei cristiani. #WCC70
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 21 giugno 2018
“Questa non è la logica dell’Apostolo, è quella di Giuda, che camminava insieme a Gesù ma per i suoi affari – sottolinea il Pontefice -. La risposta ai nostri passi vacillanti è sempre la stessa: camminare secondo lo Spirito, purificando il cuore dal male, scegliendo con santa ostinazione la via del Vangelo e rifiutando le scorciatoie del mondo”.
Vicino al prossimo non solo a parole
Il Papa chiede poi a tutti i cristiani di tradurre il Vangelo in opere: “C’è da inquietarsi quando alcuni cristiani si mostrano indifferenti nei confronti di chi è disagiato“.
“Ancora più triste è la convinzione di quanti ritengono i propri benefici puri segni di predilezione divina, anziché chiamata a servire responsabilmente la famiglia umana e a custodire il creato – prosegue il Santo Padre -. Sull’amore per il prossimo, per ogni prossimo, il Signore, Buon Samaritano dell’umanità ci interpellerà”.
E aggiunge: “La credibilità del Vangelo è messa alla prova dal modo in cui i cristiani rispondono al grido di quanti, in ogni angolo della terra, sono ingiustamente vittime del tragico aumento di un’esclusione che, generando povertà, fomenta i conflitti”.
Poi, un appello: “I deboli sono sempre più emarginati, senza pane, lavoro e futuro, mentre i ricchi sono sempre di meno e sempre più ricchi. Sentiamoci interpellati dal pianto di coloro che soffrono, e proviamo compassione”.
L’ecumenismo del sangue
Il pensiero del Pontefice va poi ai tanti cristiani perseguitati in diverse regioni del globo. Per Francesco, infatti, l’unità dei cristiani deve trovare un motivo di crescita anche da quello che vivono molti di essi a causa della fede:
“Guardiamo anche a tanti nostri fratelli e sorelle che in varie parti del mondo, specialmente in Medio Oriente, soffrono perché sono cristiani – dice Francesco -. Stiamo loro vicini. E ricordiamo che il nostro cammino ecumenico è preceduto e accompagnato da un ecumenismo già realizzato, l’ecumenismo del sangue, che ci esorta ad andare avanti”.
Per Bergoglio la divisione dei cristiani è “uno scandalo”, ed è anche per questo che bisogna proseguire sul cammino dell’unità perché l’alternativa sono “guerre e distruzioni”.
Non solo. Il cammino dell’ecumenismo, ovvero verso l’unità dei cristiani, deve avere come obiettivo il servizio agli altri, l’attenzione al fratello perché oggi c’è chi manca perfino del pane.
Ed è proprio attorno alla parola “pane” che ruota l’omelia pronunciata dal Papa nel corso della celebrazione eucaristica, momento conclusivo del viaggio ecumenico in Svizzera.
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