“Siamo tutti interconnessi, da soli non si arriva da nessuna parte”

Nella piazza della Cattedrale di Vilnius Papa Francesco incontra i giovani: “
Vilnius – “Nessuno può dire: ‘io mi salvo da solo’, siamo tutti interconnessi, siamo tutti ‘in rete’. Dio ha voluto entrare in questa dinamica di relazioni e ci attrae a Sé in comunità, dando alla nostra vita un pieno senso d’identità e di appartenenza”.
E’ un incontro che segue il modello delle catechesi 2.0 quello svoltosi nella grande piazza della Cattedrale di Vilnius. Davanti al tempio risalente al 1700, si svolge la grande festa dei giovani: sono in migliaia ad essere accorsi per ascoltare Papa Francesco che proprio ai ragazzi dedica l’ultima tappa del primo giorno di viaggio apostolico nei Paesi Baltici.
Canti, musiche e danze introducono il discorso del Pontefice, preceduto dalla testimonianza di due ragazzi che nel corso della loro vita si sono trovati ad affrontare momenti difficili, come la malattia e il suicidio di una persona cara. Entrambi, però, hanno trovato nella fede, nelle amicizie e nella famiglia gli appigli per continuare a vivere.
Dio passa nella nostra vita
“Grazie, Monica e Jonas, per la vostra testimonianza! L’ho accolta come un amico, come se fossimo seduti insieme, in qualche bar, a raccontarci le cose della vita, prendendo una birra”, è il saluto iniziale del Papa.
Che subito ammonisce: “La vostra vita, però, non è un’opera teatrale, è reale, concreta, come quella di ognuno di noi che siamo qui, in questa bella piazza situata tra questi due fiumi. E chissà che tutto questo ci serva per rileggere le vostre storie e scoprirvi il passaggio di Dio… Perché Dio passa sempre nella nostra vita. Passa sempre. E un grande filosofo diceva: ‘Io ho paura, quando Dio passa! Ho paura di non accorgermene!'”.
Accennando alla storia della Cattedrale di Vilnius, più volte ricostruita nel corso dei secoli, il Papa fa notare che anche quei due giovani hanno “sperimentato situazioni che vi facevano crollare, incendi dai quali sembrava che non avreste potuto riprendervi”. Tuttavia, “ci sono sempre stati quelli che hanno deciso di edificarlo di nuovo, che non si sono fatti vincere dalle difficoltà, non si sono lasciati cadere le braccia”.
E sprona: “Ricominciare di nuovo sempre, e così salire. La vita, la condizione e la morte di tuo papà, Monica; la tua malattia, Jonas, avrebbero potuto devastarvi… E tuttavia siete qui, a condividere la vostra esperienza con uno sguardo di fede, facendoci scoprire che Dio vi ha dato la grazia per sopportare, per rialzarvi, per continuare a camminare nella vita”.
E io mi domando: come si è riversata in voi questa grazia di Dio? Non dall’aria, non magicamente, non c’è la bacchetta magica per la vita. Questo è accaduto mediante persone che hanno incrociato la vostra vita, gente buona che vi ha nutrito con la sua esperienza di fede. Sempre c’è gente, nella vita, che ci dà una mano per aiutarci ad alzarci. Monica, tua nonna e tua mamma, la parrocchia francescana, sono state per te come la confluenza di questi due fiumi: così come il Vilnia si unisce al Neris, tu ti sei aggregata, ti sei lasciata condurre da questa corrente di grazia.
L’identità di popolo
“Il Signore ci salva rendendoci parte di un popolo”, ribadisce il Santo Padre. E aggiunge: “Ci inserisce in un popolo, e la nostra identità, alla fine, sarà l’appartenenza ad un popolo”.
Nessuno può dire: “io mi salvo da solo”, siamo tutti interconnessi, siamo tutti “in rete”. Dio ha voluto entrare in questa dinamica di relazioni e ci attrae a Sé in comunità, dando alla nostra vita un pieno senso d’identità e di appartenenza. Anche tu, Jonas, hai trovato negli altri, in tua moglie e nella promessa fatta il giorno del matrimonio il motivo per andare avanti, per lottare, per vivere.
“Non permettete che il mondo vi faccia credere che è meglio camminare da soli. Da soli non si arriva mai – prosegue il Papa a braccio -. Sì, potrai arrivare ad avere un successo nella vita, ma senza amore, senza compagni, senza appartenenza a un popolo, senza quell’esperienza tanto bella che è rischiare insieme”.
Poi un avvertimento: “Non si può camminare da soli. Non cedete alla tentazione di concentrarvi su voi stessi, alla tentazione di diventare egoisti o superficiali davanti al dolore, alle difficoltà o al successo passeggero”.
Andiamo controcorrente rispetto a questo individualismo che isola, che ci fa diventare egocentrici, che ci fa diventare vanitosi, preoccupati solamente dell’immagine e del proprio benessere. Preoccupati dell’immagine, di come apparire. È brutta la vita davanti allo specchio, è brutta. Invece è bella la vita con gli altri, in famiglia, con gli amici, con la lotta del mio popolo… Così la vita è bella!
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media