Stelle comete e re magi, tutti i falsi miti del 6 gennaio

L’analisi storica e scientifica del racconto evangelico che narra dell’adorazione di Gesù Bambino da parte di tre sapienti
La questione dei nomi
Se è vero che il brano evangelico non riporta né i nomi né il numero esatto dei magi, la tradizione cristiana li identifica come tre sapienti col nome di Melchiorre (semitico), Baldassarre (camitico) e Gaspare (giapetico). Nomi scelti per sottolineare ancora una volta che Cristo è nato per salvare tutti gli uomini del mondo, indipendentemente dalla loro provenienza.
Le Chiese orientali, invece, assegnano vari nomi ai magi. In altre culture sono ancora diversi; ad esempio la Chiesa cattolica etiope li chiama Hor, Basanater e Karsudan.
Nessuno dei nomi accreditati è di chiara origine persiana, né si può dire che abbia un significato specifico; tuttavia, Gaspare può essere una variante della parola persiana Jasper – “Signore del Tesoro” – da cui deriva anche il nome del diaspro. In Siria la comunità cristiana chiama i magi Larvandad, Hormisdas e Gushnasaph.
Larvandad, è una combinazione di Lar, una regione nei pressi di Teheran, e vand o vandad, un suffisso comune in medio-persiano che significa “collegato con” o “situato in”. Lo stesso suffisso si ritrova anche nei toponimi iraniani come Damavand, Nahavand e Alvand.
Ma potrebbe essere una combinazione di Larvand (ovvero la regione di Lar) e Dad (“dato da”). Quest’ultimo suffisso si ritrova anche nei nomi iraniani “Tirdad”, “Mehrdad”, “Bamdad” e in toponimi come “Bagdad” (“Data da Dio”), un tempo in Iran, ora Baghdad in Iraq. Il nome vorrebbe, quindi, dire “nato nella” regione di Lar.
Il secondo nome, Hormisdas, è una variante del nome persiano Hormoz. Nella tradizione persiana, ll termine si riferiva all’angelo del primo giorno di ciascun mese, il cui nome era stato dato dal dio supremo, e quindi significherebbe “messaggero divino”.
Il terzo nome, Gushnasaph, sarebbe il corrispondente dell’attuale Gushnasp, o Gushtasp. È formato dalla radice Gushn, “pieno di qualità virili” o “pieno di desiderio o di energia” per qualcosa, e dalla parola Asp (in persiano moderno: Asb), cavallo. L’animale era di grande importanza per le genti iraniche, e il relativo suffisso si ritrova in molti nomi usati nella regione, tra cui gli attuali Lohrasp, Jamasp, Garshasp e Gushtasp. Il nome potrebbe, quindi, si può tradurre come “persona con l’energia e la virilità di un cavallo” o “desideroso di avere dei cavalli”. In alternativa, poiché Gushn risulta anche usato per indicare “molti”, potrebbe essere più semplicemente “possessore di molti cavalli”.