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Alti livelli di microplastiche nei laghi di Fondi e Sabaudia, Legambiente: “Ecosistemi a rischio”

26 luglio 2020 | 11:30
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Alti livelli di microplastiche nei laghi di Fondi e Sabaudia, Legambiente: “Ecosistemi a rischio”
Alti livelli di microplastiche nei laghi di Fondi e Sabaudia, Legambiente: “Ecosistemi a rischio”
Alti livelli di microplastiche nei laghi di Fondi e Sabaudia, Legambiente: “Ecosistemi a rischio”
Alti livelli di microplastiche nei laghi di Fondi e Sabaudia, Legambiente: “Ecosistemi a rischio”

Scacchi: “C’è bisogno di frenare l’abbandono incivile dei rifiuti con un’attenzione particolare alla plastica monouso e di rendere efficace un ciclo dei rifiuti che troppo spesso lascia spazio a mancata raccolta e a rovinose condizioni territoriali”

Gli impatti nell’ambiente marino

Gli effetti della presenza di microparticelle di plastica nei sistemi acquatici sono ancora in fase di studio ma abbastanza preoccupanti perché il rapporto Frontiers 2016 dell’UNEP inserisca l’inquinamento da microplastiche tra le sei emergenze a livello mondiale che minacciano l’ambiente.

Vista la loro dimensione minima queste particelle entrano facilmente in contatto con gli organismi marini attraverso le branchie, l’ingestione o gli apparati filtratori. Le microplastiche sono inoltre vettori per sostanze tossiche (quali additivi e composti tossici persistenti) che vengono trasportate all’interno degli organismi stessi. La plastica infatti, durante la produzione industriale, viene spesso additivata con solventi, diluenti, stabilizzanti, agenti ignifughi e plastificanti tra cui ftalati e idrocarburi policiclici aromatici e ritardanti di fiamma.

Alcune di queste sostanze, possono comportarsi, una volta penetrate nell’organismo, da distruttori endocrini, interferendo con le funzioni ormonali fisiologiche. Oltre a questo è necessario considerare che una volta in mare, la plastica si comporta come una spugna con una elevata capacità di assorbimento delle sostanze inquinanti già presenti in acqua e, come dimostrato negli ultimi studi, essa viene colonizzata da microorganismi, anche potenzialmente patogeni.

I rischi per l’uomo

Ma se l’impatto delle microplastiche, e in generale dei rifiuti dispersi in mare, sugli organismi marini è alto e ben documentato, quello legato al trasferimento dei detriti plastici dallo stomaco dei pesci ad altri tessuti, e di conseguenza nell’essere umano, è ancora da chiarire. Come già dichiarato dalla Fao, non ci sono ad oggi evidenze scientifiche di effetti negativi legati al rischio di assunzione di specie ittiche che hanno ingerito plastica.

La maggior parte degli studi condotti finora, ha indagato la presenza di microplastiche nei soli contenuti stomacali. I tratti gastrointestinali di molte specie commestibili vengono eliminati prima del loro consumo e l’assorbimento di microplastiche da molluschi e piccoli filtratori non è paragonabile all’esposizione di microplastiche proveniente da altre fonti.

Per valutare gli effetti negativi dovuti al trasferimento di microplastiche nelle specie marine e, di conseguenza, il potenziale trasferimento sull’uomo è necessario analizzare anche altre componenti, come campioni ematici e soprattutto tessuti muscolari. Sono questi ultimi, infatti, che potrebbero concentrare gli inquinanti trasportati dalle microplastiche e che vengono prevalentemente assunti dalla specie umana. Questa problematica però ancora non ha una definitiva risposta scientifica.

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