
Viaggio nella storia di Ardea, tra mito e verità
Le fonti storiche ci informano che Gregorio VII nel 1081 con una Bulla pontificalis affida ai Monaci di Ardea la metà del “castrum Ardeae cum rocca sua et turre maiore”.
L’autorevolezza politica e diplomatica di questo Pontefice e la sua decisione di donare ai Monaci Benedettini la proprietà del territorio ci confermano la funzione strategica della Rocca come baluardo fortificato posto a confine delle opulente Abbazie in crescente antagonismo con lo Stato Pontificio ed ora filoimperiali.
Nel XII secolo l’ex benedettino Anacleto II, ora antipapa, con una seconda bulla concede nel 1130 “la civitas ardeae per intero ai monaci benedettini di San Paolo”. La donazione è formalizzata in occasione del primo Concilio di Melfi, dove viene investito Ruggero II d’Altavilla del titolo di Rex Siciliae.
Non si tratta di un atto puramente benevolo: in questo caso la Rocca ardeatina rappresenta un valido presidio di confine per gli Altavilla, la potente Casata Normanna che ormai detiene il dominio del meridione e minaccia lo Stato Pontificio. I Benedettini di Ardea assumono un ruolo determinante nel controllo degli irrequieti Castelli Romani, dove sono asserragliati i sostenitori del Papa riconosciuto da tutti i Regnanti d’Oltralpe.
La medesima Capitale, contesa tra gli opposti fautori dei due Papi è divenuta insicura per ambedue gli antagonisti e a breve Innocenzo II sarà costretto a rifugiarsi in Francia.
E’ in questo periodo che sotto la protezione del potente Antipapa per i frati inizia un nuovo periodo di prosperità.
Viene eretta la prestigiosa Chiesa di San Pietro ed eseguita nell’Oratorio probabilmente l’ultima versione degli affreschi: la più significativa e messianica.